Domenica 13 Marzo 2016
P.Abate GIUSTINO FARNEDI O.S.B.
Abbazia di San Pietro in Perugia
Il Giubileo
Storia, significato e attualità
di Ermanno Pasolini
Interessante conferenza a Savignano all’Accademia dei Filopatridi nell’Aula Magna tenuta dall’accademico d’onore padre abate Giustino Farnedi dell’abbazia di San Pietro in Perugia, 76 anni, romagnolo doc. Ha trattato il tema ‘Il Giubileo, storia, signi cato e attualità’, domenica 13 marzo in occasione del terzo anniversario delle elezione di papa Francesco alla soglia di Pietro. Giustino Farnedi è monaco benedettino, legatissimo alla terra di Romagna. Nel 1990 è eletto abate del monastero di San Giacomo a Pontida. Attualmente è conservatore del complesso abbaziale di San Pietro a Perugia e direttore dell’archivio storico. Dal 1982 è vicedirettore e amministratore del Centro storico benedettino italiano che ha sede all’abbazia del Monte di Cesena dove ha passato la maggior parte della sua vita. “Il Giubileo delle Misericordia prima di tutto – dice l’abate Giustino Farnedi – è straordinario nell’ordine cronologico perché viviamo un tempo particolare del mondo e della chiesa in cui ci sono troppe tensioni personali e anche fra le Nazioni in cui, come dice papa Francesco c’è una guerra diffusa per cui non si riesce a trovare la Pace fra i popoli. Il Giubileo deve favorire questa Pace e per arrivarci, come dice il Papa, serve chiedere perdono e donare perdono”. Poi padre abate Giusto Farnedi ha ricordato i tempi della sua infanzia e della sua vita passata in gran parte in Romagna: “Sono glio di un padre con due gli maschi diventati tutti e due preti. Abitavamo a Roversano di Cesena e poi dopo la guerra a Cesena dove ho fondato il Cesena IV Scout. A chi domandava a mio padre il perché di due gli preti, lui li invitava all’osteria da Stampecc a San Carlo per bere il vino migliore vino che fosse”. E qualche battuta scherzosa è arrivata anche sulla Romagna, terra di “mangiapreti”. “E’ nita quell’epoca di muro contro muro – continua l’abate Giustino Farnedi -. Mio padre Luigi non né mai stato un mangiapreti, ma i miei parenti sì. Tanti. Noi preti, quando moriva un parente non potevamo andare ai funerali, perché dovevamo stare davanti al carro funebre, dietro no, perché eravamo preti. Mio fratello don Secondo Farnedi è stato undici anni a Gambettola dal 1946 al 1957 e lì era muro contro muro. Poi è stato 33 anni a San Giorgio di Cesena, la zona più rossa di Cesena, una parte comunista, una socialista e una repubblicana. Mio babbo e mia mamma, democristiani, erano mosche bianche. Mio fratello prete si toglieva il basco davanti a tutti con il detto ‘Un complimento non si ri uta mai’. Piano piano è diventato amico di tutti, ci fu un ritorno alla fede e quando morì, nel 1994, erano già da tempo rientrati tutti in chiesa”. Nella foto, padre Giustino Farnedi (a sinistra).