Questo premio d’onore dedicato ai Romagnoli illustri, fu ideato nel lontano 1958 dalla Contessa Bruna Solieri Bondi, squisita poetessa e donna di eccezionale cultura, quale coronamento degli incontri del “Cenacolo Villa Bruna”, nei pressi di Roncadello di Forlì – ove la Stessa riuniva personalità dell’arte, della scienza, dell’economia e della cultura operanti in Romagna.
Il Premio era, ed è, essenzialmente romagnolo, in quanto destinato a chi sia nato in Romagna (o discenda da famiglia romagnola da almeno due generazioni) e, nel corso della sua vita, abbia onorato la Terra d’origine con opere d’ingegno, arte ed altre attività eccelse.
E’, inoltre, un premio d’onore assegnato ad un Romagnolo “illustre”, attingendo, questa caratteristica, all’etica romagnola e ai suoi valori portanti e irrinunciabili, ossia, essenzialmente, libertà, dignità, ricerca della verità, solidarietà, coerenza, fedeltà alla parola data, rispetto dei diritti umani, amicizia, operosità, onestà, rettitudine, generosità, senso della giustizia. Occorre, più in generale, aver assunto comportamenti luminosi in ogni circostanza della vita pubblica e privata.
Per ricevere questo premio non è, però, sufficiente essere diventati importanti o celebri, avendo raggiunto posizioni di rilievo nel campo della professione o dell’arte in generale. Per essere un Romagnolo illustre e degno del prestigioso riconoscimento necessita un’altra caratteristica fondamentale: l’umiltà. Essa è la madre di tutte le virtù, dono divino che deve accompagnarsi all’umanità, dote così rara, sublime e preziosa che sta alla base dell’assegnazione di questo premio.
Senza le predette caratteristiche tale riconoscimento non sarà mai attribuibile, a nessuno. La Lôm d’Or, infatti, illumina le qualità personali, morali e professionali di romagnoli i quali, nel corso della loro esistenza, hanno espresso il meglio di sé, con umiltà e umanità, per rendere ancor più grandi non sé stessi, ma l’intera Romagna e la sua gente.
Il premio venne chiamato “Lôm d’Or” volendo ricordare la lampada (“lôm” nel lessico romagnolo) di cui parla Pascoli nella sua ode “La Poesia”, tratta da “I Canti di Castelvecchio”. Nell’ode pascoliana, con invenzione e sensibilità singolari, la Poesia è identificata con una lampada che illumina soavemente le scene e le ore della vita umana più intime, più trepide, più meste.
“Io sono una lampada ch’arda soave!”
Sono queste le prime parole della Poesia stessa, Poesia rivelatrice, partecipe e consolatrice benefica che parla, facendo rivivere davanti a noi delicati quadretti e sentimenti degli umili: la veglia dei contadini, la cena della famiglia, l’immagine della Madonna invocata o infiorata, la maternità imminente, la culla, le tombe. Sono, dunque, i motivi dolci e melanconici più cari al Pascoli.
La ” Lôm d’Or ” simbolo della lampada pascoliana è, quindi, “luce d’affetto e di gratitudine” che aiuta, illumina, consola il nostro cammino.
Tale riconoscimento consiste, pertanto, in una targa in argento con applicata un’artistica lampada stilizzata in oro zecchino.
La prima premiazione avvenne nel 1958 a S. Marino, definito da Antonio Baldini “un nuovo Campidoglio”. Il riconoscimento fu assegnato a tredici personalità e, fra gli altri, a Federico Fellini, Marino Moretti, Aldo Spallicci, Diego Fabbri, Manara Valgimigli, Sergio Zavoli. Sempre nella Serenissima Repubblica venne conferito il premio dell’edizione 1961.
Nel corso degli anni vennero insigniti anche illustri prelati come il Cardinale Pio Laghi, Monsignor Pietro Sambi e don Francesco Fuschini; scrittori come Francesco Serantini, Rino Alessi, Antonio Baldini; giornalisti come Max David, Claudio Marabini e Giancarlo Mazzuca; studiosi come Augusto Campana e Luigi Lotti; imprenditori come Antonio Patuelli, Nerio Alessandri, Davide Trevisani, Giuseppe Buda e Roberto Valducci; artisti come l’architetto-scultore Ilario Fioravanti; esponenti dei vertici militari come il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Gen. C.A. Dott. Gianfrancesco Siazzu.
A questi si aggiunsero altre personalità di rilievo: imprenditori, artisti, poeti, docenti universitari, di cui si tralascia il lungo elenco in quanto gli stessi figurano tutti nell’Albo d’oro.
Dopo la morte della Contessa, prima il marito Dott. Franco Bondi, poi le Accademie degli Incamminati di Modigliana e la nostra Rubiconia dei Filopatridi continuarono ad assegnare il premio ad anni alterni a due romagnoli illustri per ogni edizione.
Dal 1991, dopo la rinuncia dell’Accademia degli Incamminati, la nostra Rubiconia Accademia dei Filopatridi – soprattutto a seguito del lungimirante ed illuminato intervento dell’allora Segretario Grand’Uff. Rag. Fermo Fellini – continuò da sola la nobile tradizione del conferimento del premio Lôm d’Or, il quale certamente costituisce uno dei riconoscimenti più prestigiosi della Romagna per il significato che esso ha mantenuto e dovrà mantenere in futuro.