Domenica 22 Gennaio 2017 Aula Magna della Rubiconia Accademia dei Filopatridi
di Ermanno Pasolini
Prima interessante conferenza del 2017 nell’aula magna della Accademia dei Filopatridi di Savignano. Il tema dibattuto è stato “Dei delitti e delle pene: l’attualità del pensiero di Cesare Beccaria (Milano 1738-1794)” con relatore l’accademico professore Nicola Mazzacuva decano dei docenti di diritto penale dell’Università di Bologna. Attualmente è il ‘decano’ dei Professori di diritto penale nell’Università di Bologna. Mazzacuva ha maturato un’esperienza professionale più che trentennale, soprattutto nel campo del diritto penale societario, assistendo alcuni dei principali gruppi imprenditoriali italiani e stranieri. E’ stato membro della Commissione ministeriale “per la revisione della legislazione penale speciale”, nonché della Commissione ministeriale “per l’attuazione dello Statuto della Corte Penale Internazionale”. Dal 2012 al settembre 2016 è stato Presidente della Camera Penale “Franco Bricola” di Bologna per essere poi eletto (nell’ottobre 2016 e per il biennio 2016 -2018) membro della Giunta nazionale dell’Unione delle Camere penali italiane. “Il pensiero di Cesare Beccaria oggi è ancora abbastanza attuale perché dovrebbe spingere il legislatore e i giudici verso la giusta proporzione delle pene – dice Nicola Mazzacuva – Beccaria usava una bella espressione “La dolcezza della pena” perché oggi si parla di populismo penale, sempre di una maggiore punizione del soggetto sottoposto a procedimento, quale che sia il reato. In sostanza si attende sempre la punizione dell’imputato e l’applicazione di una pena significativa, mentre Beccaria segnalava l’atrocità delle pene di quel periodo e appunto l’esigenza di una risposta proporzionale fra gravità del fatto e pena. Altra parte dell’attualità è prevenire anzichè reprimere. Finalità del diritto penale dovrebbe essere la prevenzione”. Il professore Nicola Mazzacuva ha poi spiegato cosa servirebbe per migliorare la giustizia: “La depenalizzazione dei reati minori perchè intasano i Tribunali e distolgono spesso i giudici dal perseguire i reati più gravi. Serve anche una particolare attenzione per il carcere dove mandiamo le persone che vengono punite e garantire l’esigenza di rieducazione, anche perché, come ci ha detto il ministro della giustizia Orlando, il tasso di recidiva è elevato. Ciò significa che il carcere diventa scuola di crimine e non svolge la sua finalità rieducativa, diventando più costoso. Si spendono tre miliardi di euro all’anno per la giustizia penale. Dovrebbero essere incrementate le pene sostitutive o alternative al carcere normale”.